giovedì 17 aprile 2008

TEMPLARI IN BULGARIA

Forse la notizia non vi giunge nuova, ma recentemente è stata ritrovata una necropoli nei pressi di Nissovo, sulle rive del Danubio, nella quale sarebbero sepolti cavalieri Templari. A fare questa sensazionale scoperta è stato il professor Ovcharov, noto archeologo, nel periodo 20-23 aprile scorso. I segni tracciati sulle lapidi e sulle pietre tombali sono inequivocabilmente di origine templare, la cui esistenza sul territorio bulgaro era solo supposta, ma mai verificata con prove attendibili. Lascio il link dell'agenzia Ansa da cui ho attinto la notizia, per ki vuole maggiori dettagli.



Bergamo, Basilica Santa Maria Maggiore





E' un edificio molto particolare, che unisce alla estrema semplicità dell’esterno una ricchezza interna che la rende uno degli edifici più amati dal popolo bergamasco,in ogni tempo.Iniziata nel 1157,sulle rovine di un precedente tempio dedicato alla Vergine del VII-VIII secolo, fu spesso riadattata,arricchita,risitemata fino al 1693-94.




Tra i simbolismi che più spiccano in essa,all’osservatore attento, sono la pianta a croce greca, piuttosto insolita per l’area occidentale, la mancanza di una vera e propria facciata, la disposizione sull’asse nord-sud in maniera tale che,entrando in chiesa,l’altare non sia-come di solito-dinanzi al visitatore bensì alla sua sinistra(se entra dalla Piazza Vecchia,a nord). Il pavimento è a scacchi bianchi e neri; le pareti completamente rivestite di arazzi fiorentini e fiamminghi,cosa poco usuale nelle chiese,essendo attributo preferenziale di castelli o antiche dimore private. Nel 1576-80 tutte le pitture murali furono distrutte,infatti,per ordine di San Carlo Borromeo e vennero demoliti pure gli altari laterali.La Basilica,quindi,subì una trasformazione.




Nella parete controlaterale all’altare, sul fondo, si trovano due monumenti funebri:uno appartiene al compositore Donizetti e uno al suo maestro,Mayr. Questi fu Maestro di Cappella della basilica di Santa Maria Maggiore. Mayr (1763-1845) pare fosse affiliato alla setta degli Illuminati di Baviera(se ne troverebbero le prove in verbali della polizia austriaca ed italiana).. E recentemente,presso il magnifico Museo Donizettiano, che ha sede a Bergamo in locali della " MIA", ho trovato un ciclostilato che dichiara l'appartenenza di Simone Mayr alla Massoneria. Il suo monumento funebre ha una particolarità,infatti: il volto del musicista è racchiuso in un “ouroboros”,il simbolico serpente che si morde la coda,simbolo alchemico di primo livello. Ma i suoi ‘committenti’ sapevano oppure no di questa sua appartenenza? Non è dato sapere, ma è curioso notare come Mayr-vedendosi offrire incarichi in città prestigiose come Strasburgo, avesse rifiutato, preferendo restare in questa cittadina di provincia.

Sull’arpa di una delle Muse scolpite sopra il monumento vi è anche un altro curioso simbolo massonico: il sigillo di Salomone racchiuso in un cerchio.

Lo stesso simbolo lo ritroviamo sulla strombatura esterna accanto al portale settentrionale, ‘confuso’tra altri disegni e motivi floreali. L’iconografia esterna,tra l’altro,appare molto ricca di simboli legati ala flora e alla fauna,oltre che alla mitologia,tipici degli edifici romanici medievali,in cui gli artisti si esprimevano attraverso un linguaggio esoterico (non comprensibile a tutti,ma solo a chi fosse in grado di farlo,ovvero gli Iniziati).

Spostandoci velocemente verso l’altare, troviamo un capolavoro ligneo che,solo per la sua disposzione, è particolare.

Unica è, infatti, la disposizione del coro:diviso da stalli anteriori all’altare (in genere il coro sta sempre dietro l’altare), formanti una “U” dagli angoli retti(distribuita in due L speculari) o, e stalli posteriori all’altare, formanti un semicerchio:i primi destinati ai religiosi della basilica-priore, maestro di cappella, sagrestano, cerimoniere, ecc-i secondi destinati ai laici.





LORENZO LOTTO E LE SUE TARSIE: FRA BIBBIA E ALCHIMIA

Il Coro è un’opera SPLENDIDA, che va letta da più parti: politica-religiosa (per il tempo in cui venne costruito); liturgica; simbolico-alchemica; artistica.

Le tarsie di questo coro sono molto interessanti perché i disegni sono di Lorenzo Lotto e hanno indotto i gestori a posizionare una ‘spiegazione’ in chiave alchemica degli stessi, in quanto essi si ispirano a temi biblici ma ‘riletti’ dal Lotto in una chiave tendenzialmente diversa. In seguito ad una mostra realizzata qualche anno fa, in cui venne ricostruito il progetto originario del Lotto, sono tuttoggi esposti pannelli in cui si parla di ALCHIMIA, proprio qui, all’interno della Basilica bergamasca. Ecco cosa ci dice uno di questi pannelli espositivi:

· “In ogni epoca l’alchimia,con la forza dei suoi simboli e dei suoi processi di trasformazione,ha offerto occasioni di meditazione mistica a quanti fossero interessati a conseguire il possibile risultato di un profondo equilibrio interiore.”

· Questo giunge nuovo, da parte della Chiesa cattolica:non è forse vero che l’alchimia venne spesso avversata e paragonata ad una sorta di ‘magia’o stregoneria? Ma i ‘pannelli’ci mettono su un sentiero ben più appetibile:”Il fine dell’opus alchemico era l’arte della trasmutazione, in cui una materia grezza veniva portata ad un livello di purezza che le conferiva uno stato di perfezione.Questo prodotto finale veniva denominato ‘pietra filosofale’, un sale rosso,ricco di virtù spirituali cui si attribuiva la capacità di guarire ogni corpo malato e di rigenerare ogni sostanza anche apparentemente morta. A livello intellettivo,ma più ancora dell’uomo, questa Pietra dei Filosofi fu interpretata come mezzo per il raggiungimento della Sapienza e della Saggezza che hanno entrambe origine e fine in Dio. Nella cultura occidentale l’alchimia spirituale affinò profonde convergenze con il cristianesimo,così che l’immagine della Pietra-che trasforma ogni metallo impuro in oro perfetto-venne associata alla figura di Cristo messaggero del Verbo divino che trasforma ogni uomo imperfetto in persona rinnovata dalla Forza della Fede”. E, quindi, si menzionano alcuni Uomini di Chiesa (Tommaso d’Aquino, Alberto Magno, Papa Giovanni XXI) che si sono direttamente interessati ai procedimenti alchemici “con interesse”. Veniamo a ‘sapere’che le operazioni alchimistiche erano viste, all’interno del Cristianesimo,come un percorso di unione diretta a Cristo (trovare la propria ‘divinità’). Una ‘revisione’ della storia abbastanza singolare, visto dove ci troviamo a leggere queste ‘notizie’!
Ma possiamo ‘cercare’un filo sottile che colleghi questa Basilica ad un messaggio di tipo ‘esoterico’, da secoli presente,non solo oggi.? Quel che sembra interessante notare e che appare certo, è che il giurista Giovan Maria Rota (deputato del Consiglio della Misericordia Maggiore che gestiva la basilica)è l’autore di una raccolta di trattati alchemici datata 1513-1514 conservata nella Biblioteca civica di Bergamo;pare che egli fosse in contatto con l’alchimista bresciano Giovanni Bracesco da Orzinuovi. Il vescovo di Bergamo nel periodo della fabbrica del Coro era Pietro Lippomano,un discepolo dell’alchimista Augurello (ci informano sempre i ‘pannelli’).

· Lorenzo Lotto ebbe certo modo di fare la conoscenza,negli anni tra il 1503-1505, di Giovanni Aurelio Augurello,autore della ‘Chrysopoeia”(edita a Venezia nel 1515 dal bergamasco Simone da Lovere); nel suo soggiorno Trevigiano ebbe accesso alla grande biblioteca di testi ermetici del vescovo Bernardo dè Rossi e certamente avrà letto i testi alchemici di Bernardo Trevisano e sembra certo avesse sperimentato da sé la pratica alchemica ,preparandosi vernici e colori da utilizzare nei suoi lavori. La concezione ‘mistica’che andava formandosi in lui gli permise di trovare un terreno idoneo nella città di Bergamo e provincia,dove le famiglie più in vista gli commissionarono parecchi lavori,nei quali Lotto mostra una sensibilità intesa a vivere profondamente la spiritualità, vista come perfezionamento interiore.Nei disegni del ‘suo’Coro,emergono finalità misteriosamente Inziatiche,destinate ad un’utenza che-nonostante l’avesse avversato per certi suoi disegni che dovette ‘raconciare’- era perfettamente in grado di recepirle.

· Lorenzo Lotto aveva preparato questi disegni per le tarsie lignee del coro della Basilica,ordinandole secondo un ‘filo’logico che partisse dalla Creazione e proseguisse cronologicamente in base ai Testi Veterotestamentari e Neotestamentari, destinate al solo coro dei Religiosi; perciò aveva creato la tarsia illustando una “Historia” e il suo relativo “coperto”che la commentava ‘simbolicamente’ e che serviva a proteggerla. Ma il Capitolo della MIA ne volle fare un uso diverso e impiegò questi ‘coperti’ per abbellire il Coro dei Laici,disperdendo per sempre la sequenza che era invece nelle intenzioni dell’artista (questi non vide mai la realizzazione della propria opera poiché morì prima).

· Giovanni Francesco Capoferri profilò le tarsie fino al 1533,poi-alla sua morte- suoi discendenti ripresero i lavori del coro di Santa Maria Maggiore (che sappiamo svolgersi, tra alterne vicende, per circa cinquant’anni) negli anni successivi.Nel 1564 un fulmine devasta il coro,che deve essere restaurato.Nel 1556 muore Lorenzo Lotto a Loreto senza aver mai più rivisto Bergamo e il suo ‘coro’, del quale non avrebbe riconosciuto l’originario suo prgetto,comunque! Nel 1575, in occasione della visita di San Carlo Borromeo, può essere presentato il Coro (era iniziato nel 1522).

·Dentro il significato simbolico –alchemico delle tarsie

· Al visitatore si presentano 4 tarsie,mentre è rivolto verso l’altare:questa zona separa l’aula basilicale da quella sacra. Da qui in poi i profani non sono ammessi. E qui troviamo rappresentate le azioni di quattro liberatori della storia biblica: Mosè, Noè, Giuditta e Davide. Da queste lampeggia il chiaroscuro del dubbio,della tormentata ricerca di orizzonti che stanno privandosi di luce cristallina che aveva animato il primo Rinascimento: storicamente, è il periodo in cui l’Europa non è più il centro del Mondo, sono gli anni delle Riforma con le sue suggestioni,la fede non è più una, e nuove conoscenze prendono forma. Anche il Lotto risente di questo contrasto sociale e della sua tormentata ricerca interiore dell’anima individuale.

· Spostandoci verso l’ala destra, nel piedistallo dell’apertura centrale del Coro, abbiamo una tarsia magnifica. C’è da dire che i quattro pannelli delle testate degli stalli non hanno il coperto e in comune hanno un significato iniziatico legato al neoplatonismo cristiano che è quello dell’ascesi dell’anima,della trasformazione interiore dell’uomo fino alla propria spiritualizzazione e divinizzazione per divenire simile a ‘Dio’. Osserviamone uno. (FOTO: ).



Amorino sulla bilancia



Nell’ala destra,presso il pidistallo dell’apertura centrale del Coro abbiamo una splendida tarsia che Lotto consegnò nel 1524 dal titolo “Amor sulla Bilancia”(amor sapientiae). Il motto presente nel disegno,”NOSCE TE IPSUM” ovvero “Conosci te stesso”, Lotto lo usò in altri due lavori (uno è “Nozze Mistiche di Santa Caterina”dipinto nel 1524 per la famiglia Cassotti di Bergamo e nel “Ritratto di uomo trentasettenne”del 1542, presso la galleria Doria a Roma). Nella tarsia vediamo AMORE in piedi su una bilancia che regge sé stesso e sta in perfetto equilibrio: le sue ali sono aperte a creare l’impressione che stia salendo verso l’alto (ascende simbolicamente verso l’alto), e qui c’è un chiaro riferimento a Platone, secondo cui l’anima veniva immaginata con le ali che le permettono di sollevarsi fino a prendere parte della vita divina; sul capo reca tre fiamme che simboleggiano il fuoco sacro della purificazione interiore che gli permette di ravvivarsi sempre, tramite la meditazione interiore e il lavoro su sé stesso. La scritta è emblematica poiché solo conoscendo sé stessi e riconoscendo la propria natura divina si può morire alla nostra materialità per rinascere vivificati dal fuoco sacro e spiritualizzarci(le tre fiamme sul capo):la bilancia,in alchimia,significa sublimazione,infatti, e qui indica il passaggio da uno stato di coscienza ad un altro più elevato.Attorno al putto alato,si notano trofei di vittoria che indicano come la felicità dell’anima si raggiunga meritatamente solo se c’è equilibrio,misura di sé stessi, conoscenza, ovvero se si possiede la Sapienza (“Conosci te stesso”). Attenzione però: il lavoro su sé stessi deve essere costantemente alimentato dal Fuoco interiore perché la bilancia ha due moti opposti; ascendente e discendente. Se i piatti si squilibrano,è compromessa la vera comunione dell’anima con Dio.


albero della vita


la Creazione e il suo coperto



Il Creatore e l’uomo sono raffigurati nella medesima scena,in una bolla di luce(che simboleggia la stessa natura divina): Adamo,seduto dopo aver ricevuto la vita, ha le braccia alzate, verso il raggiungimento di Dio, cosa che potrà fare solo abbandonando la materialità(la terra su cui siede), ed elevando la propria anima.Gli animali(disegnati in legno chiaro e scuro per evidenziare il latente antagonismo tra ‘bene’e ‘male’,tra luce e tenebre), le cose create(terra,acqua,aria,fuoco,i sette pianeti,il cielo e le stelle fisse) evocano l’originaria perfezione della natura e dell’uomo stesso, ma suggeriscono il conflitto continuo tra la sua natura spirituale e quella materiale,tra il ‘bene e il male’, tra il ‘caos’e l’ordine’che si manifesta nel coperto. Ecco, infatti, che in esso (l’unico che abbia il fondo di legno ‘negro’ di rovere e non in noce) il MAGNUM CHAOS circonda l’universo, è l’universo, da cui esso stesso si origina.Lo scontro cosmico delle tenebre e della luce è la metafora di ciò che avviene nell’uomo e nelle sue due nature:materiale e spirituale. Solo seguendo la luce, trovando l’Illuminazione potrà vedere Dio e rendersi simile a lui, tornando alla propria origine divina. L’occhio al centro del Fuoco cosmico tutto vede e niente dimentica,dal caos interiore un uomo nuovo deve prendere forma e delinearsi. Così come l’universo prese forma dal grande caos primordiale e così come la materia grezza alchemica,nera e sulfurea, deve sublimarsi per divenire bianca e lucente nella sua prima forma. L’immagine ci conduce alla meditazione e alla contemplazione della Mente di Dio.

· Da questi pochi esempi deriva la chiara impressione che Lotto vivesse l’alchimia come la ricerca del perfezionamento spirituale, profondamente dentro sé stesso,esattamente come la Scienza Ermetica proponeva la ‘trasmutazione’del piombo in oro,della materia grezza alla pietra levigata (filosofale). Frances Yates ha scritto,riguardo le invenzioni del Lotto "Un tentativo di fissare un’intenzione spirituale in un simbolo”.Inoltre egli aveva previsto la presenza del ‘coperto’ come integrazione indispensabile al contenuto della tarsia. Oggi purtroppo questo connubio è stato stravolto nei suoi più intimi significati,pur dandoci comunque una visione suggestiva merito anche dell’intarsiatore, Capoferri, che “seppe incorporare la luce nella materia e trasmutare la materia in luce” (F.Cortesi Bosco).

Uno scorpione MOSTRUOSO


21 novembre 2007
NELLA nota zona fossilifera dell'Eifel, nell'area più orientale della Ardenne, è stato portato alla luce il più grande artropode mai vissuto nell'intera storia della vita su questo pianeta. L'esemplare è stato classificato come Jaekelopterus rhenaniae, uno scorpione d'acqua; un feroce predatore dei rigogliosi e popolati bassifondi salmastri del periodo Devoniano, circa 400 milioni di anni fa. L'esemplare, come spesso accade nei ritrovamenti paleontologici, si presenta tutt'altro che completo ed è sostanzialmente limitato a una delle chele che, presumibilmente, veniva utilizzata in modo del tutto analogo a quanto gli scorpioni fanno oggi.
Secondo la ricostruzione eseguita da un team di studiosi inglesi, tedeschi e americani, l'intero organismo poteva raggiungere i 3,5 metri di lunghezza a chele distese. Dopo mesi di "delicata preparazione" e una "soppesata fase di valutazione" del reperto - come sottolinea il primo autore dello studio, il dottor Simon J. Braddy della Bristol University - l'articolo che ne presenta la scoperta verrà pubblicato nel prossimo numero del prestigioso periodico Biological Letters.
Gli artropodi rappresentano il più numeroso e diversificato gruppo di organismi viventi e, più in generale, il gruppo di maggior successo nell'intera storia della vita. Essi comprendono forme adattate alle più diverse condizioni ambientali, con i più disparati stili di vita: da parassiti obbligati a docili impollinatori sino a voraci predatori. Gli artropodi sono spesso poco visibili o sfuggenti alla nostra vista: la maggior parte dei componenti di questo gruppo hanno dimensioni millimetriche. Ben più familiari rappresentanti come calabroni, farfalle, ragni e gamberetti possono raggiungere dimensioni centimetriche; alcuni, come granchi ed aragoste, anche decimetriche.
Questa generale limitazione nelle dimensioni è riconducibile al particolare e unico percorso evolutivo che questo gruppo intraprese sin dalle sue origini. La caratteristica presenza di un esoscheletro (contrapposto, ad esempio, al nostro scheletro, che è interno al corpo), di un sistema unico di locomozione e respirazione (ad esempio negli insetti) e l'alto costo energetico del processo di muta, possono essere addotti come fattori limitanti una eccessiva crescita della massa e del volume totale dell'organismo.
Caratteristicamente il periodo Carbonifero (circa 300 milioni di anni fa), però, vide l'evoluzione di artropodi terrestri 'giganti', come libellule e millepiedi che raggiunsero anche i 2 metri di lunghezza; tale evento è generalmente associato alle alte concentrazioni atmosferiche di ossigeno che persistevano in quel periodo e che, rendendo più efficiente il processo di respirazione, permisero di "spingere verso il limite" le dimensioni di questi organismi.
Lo scorpione d'acqua gigante oggetto della recente scoperta visse circa 100 milioni di anni prima di quel periodo ad alta concentrazione di ossigeno, e il suo gigantismo non è quindi riconducibile a questo fattore. Simon Braddy e i suoi colleghi suggeriscono che "tale importante scoperta, unita al fatto che altri artropodi giganti siano stati ritrovati in momenti diversi della storia di questo gruppo (compreso l'attuale Granchio Gigante del Giappone che può raggiungere i 3 metri, n. d. t.) rafforza l'ipotesi che il "gigantismo" si sia evoluto più volte ed indipendentemente dalle condizioni ambientali, forse come risposta alla competizione con altri organismi".
Grazie alla mole ed alla potenza delle loro chele questi scorpioni d'acqua rappresentavano il vertice della catena alimentare devoniana; una catena alimentare nella quale i vertebrati (il gruppo del quale anche noi umani facciamo parte, ma che allora era rappresentato per lo più da particolari pesci "corazzati") erano ben lungi dal rappresentare una minaccia per gli artropodi.

Articolo di:
MASSIMO BERNARDI

Fonti:
Earth Sciences University of Bristol

domenica 13 aprile 2008

Un surfista con la teoria del Tutto


Un povero surfista, considerato da alcuni come il santo Graal della fisica, ha elaborato una nuova teoria dell’universo, che ha ricevuto recensioni entusiastiche dagli scienziati.

Garrett Lisi, 39 anni, possiede un dottorato ma non un’affiliazione universitaria e trascorre la maggior parte dell’anno facendo surf alle Hawaii, dove è stato anche guida per escursionismo e pontiere (che spesso dormiva in tenda nella giungla).

In inverno si dirige verso le montagne vicino al Lago Tahoe, nel Nevada, dove pratica lo snowboard. "Essere poveri assorbe," sostiene Lisi. "Non è facile capire i segreti dell'universo quando cerchi di capire dove dormirai il prossimo mese."

Nonostante l’insolito percorso della sua carriera, la sua proposta è notevole perché, secondo i misteriosi standard della fisica delle particelle, essa non richiede calcoli matematici di particolare complessità.

Ancora meglio, essa non richiede l’impiego di più di una dimensione temporale e di tre spaziali, mentre alcune teorie opposte richiedono dieci o anche più dimensioni spaziali e altri concetti bizzarri. Inoltre è possibile collaudare questa teoria, che prevede una quantità di nuove particelle, probabilmente anche utilizzando il nuovo acceleratore di particelle Large Hadron Collider che entrerà in azione a Ginevra il prossimo anno.

Sebbene il lavoro del 39enne Garrett Lisi abbia ancor un modo per convincere le istituzioni e tanto meno per avvicinarsi alle scoperte di Albert Einstein, i due hanno una cosa in comune: anche Einstein diede inizio alla sua grande avventura nella fisica teorica al di fuori dell’ambiente scientifico tradizionale, lavorando come responsabile di brevetto, sebbene non riuscì a raggiungere il santo Graal, per una spiegazione esaustiva per unire tutte le forze e le particelle dell’annuncio del cosmo.

Attualmente Lisi, in Nevada, ha escogitato una proposta per farlo. Lee Smolin al Perimeter Institute for Theoretical Physics a Waterloo, Ontario, in Canada, descrive il lavoro di Lisi come "favoloso". "Si tratta di uno dei migliori modelli di unificazione che io abbia mai visto in tanti anni,"afferma.

"Sebbene coltivi l’immagine da surfista, è evidente che ha concentrato molto tempo ed energie nell'elaborazione di questa struttura," dichiara il Prof. Smolin al The Telegraph.

"Possibilità teoriche di grande fascino scaturiscono dalla teoria di Lisi," aggiunge David Ritz Finkelstein al Georgia Institute of Technology di Atlanta. "Tutto questo è più di una coincidenza e Garrett potrebbe aver intuito qualcosa di veramente profondo."

La nuova teoria pubblicata oggi nel New Scientist è stata spiegata in un intervento online di Lisi intitolato "Una teoria del Tutto straordinariamente semplice".

Garrett spera che la sua nuova teoria possa mettere a disposizione di ciò che egli definisce una "spiegazione radicalmente nuova" il modello standard vecchio di 30 anni, che unisce tre delle quattro forze principali della natura: la forza elettromagnetica, la forza resistente che unisce quark in nuclei di atomi e la forza debole che controlla l’alterazione radioattiva.

Il motivo del fermento nel mondo scientifico è che la teoria di Lisi tiene conto anche della gravità, una forza che è stata inclusa con successo solo da un’idea opposta e molto affascinante, definita "teoria delle stringhe", la quale propone che le particelle siano fatte di minuscole stringhe, teoria complessa e raffinata ma alla quale sono mancati gli esperimenti.

Alcuni, tuttavia, stanno portando una visione diversa. Il Prof. Marcus du Sautoy, della Oxford University oltre che autore di Finding Moonshine, ha dichiarato a The Telegraph: "In questa proposta ci sono ancora molte cose da portare a termine."

E il collega americano Eric Weinstein ha aggiunto: "Lisi sembra un tipo incredibile. Mi piacerebbe incontrarlo. Ma il mio amico Lee Smolin sta scommettendo su qualcosa di molto grande."

Le radici dello studio di Lisi sono da ricercare nella forma più elegante e complessa conosciuta dai matematici come E8, un complesso schema matematico di otto dimensioni con 248 punti scoperto nel 1887, ma compreso fino infondo dai matematici solo quest’anno dopo una serie di calcoli che, se trascritti in caratteri minuscoli, potrebbero ricoprire un'area della grandezza di Manhattan.

L’E8 incorpora le simmetrie di una geometria a 57 dimensioni ed è esso stesso a 248 dimensioni. Lisi afferma, "Credo che il nostro universo abbia questa bellissima forma."

Ciò che rende l’E8 così interessante è che anche la Natura sembra averlo inserito all’interno di molte unità di fisica. Una spiegazione di perché disponiamo di un elenco così strano di particelle fondamentali è perché esse derivano tutte dalle diverse facce delle strane simmetrie dell’E8.

La svolta per Lisi arrivò quando egli notò che alcune delle equazioni che descrivevano la struttura dell’E8 corrispondevano alle sue. "Il mio cervello esplose con le implicazioni e la bellezza di tutto ciò," dichiara al New Scientist.

Ciò di cui Lisi si era reso conto era che poteva scoprire un modo per collocare le diverse particelle elementari e le varie forze sui 248 punti dell’E8. Ciò che restava erano 20 spazi che egli riempì con particelle teoriche, ad esempio quelle che alcuni fisici prevedono siano associate con la gravità.

I fisici si sono impegnati a lungo per cercare di capire perché le particelle elementari sembrano appartenere a famiglie, ma, egli sostiene, questo deriva in modo naturale dalla geometria dell’E8. Fino ad ora, tutte le interazioni previste dalle complesse relazioni geometriche all’interno dell’E8 corrispondono alle osservazioni nel mondo reale.

La prova cruciale del lavoro di Lisi arriverà solo quando avrà fatto delle previsioni verificabili. Attualmente Lisi è impegnato nel calcolo delle masse che le 20 nuove particelle dovrebbero avere, nella speranza che esse possano essere individuate quando partirà il Large Hadron Collider.

"La teoria è molto recente e ancora in fase di sviluppo," ha dichiarato al The Telegraph. "Proprio ora potrei assegnare una bassa (ma non minima) probabilità a questa previsione.

"Per fare un paragone, credo che ci siano più alte possibilità che il LHC (Large Hadron Collider) vedrà alcune di queste particelle piuttosto che le superparticelle, dimensioni extra o microbuchi neri come previsto dalle teoria delle stringhe. Nel corso del prossimo anno spero di ottenere un maggior numero di previsioni (oltre che diverse) e con un maggior grado di sicurezza, aldilà della teoria dell'E8, prima che sia in funzione il LHC."

ROGER HIGHFIELD, Science Editor - Telegraph (U.K.)

Un ringraziamento a Judy Tart.

(SchwartzReport del 17-11-2007 - traduzione a cura di Daniela Rita Mazzella)
ERIKA HAYASAKI - Seattle Times/Los Angeles Times

Fonte: Coscienza.org

Via libera al teletrasporto quantico di atomi


E' stato definito "trasporto senza transito" e questa volta non distrugge la sorgente originale.

Una delle cose che più di tutte ha da sempre affascinato i cultori della serie classica di Star Trek, dopo la capacità dei viaggi interstellari, è sicuramente stata l'idea del "teletrasporto".
La serie risale addirittura al 1966 e c'è da dire che con il passare degli anni, l'esigenza di un mezzo capace di trasportarci istantaneamente in qualunque parte del mondo, non ha fatto che diventare più pressante, quasi indispensabile, spinta sicuramente dalla frenesia di produttività che governa il sistema economico globale.

E così da quando la scienza ufficiale ha iniziato ad utilizzare più spesso il termine “teletrasporto” nei recenti esperimenti di fisica quantistica, le antenne di molti si sono addrizzate alla ricerca di un qualche spiraglio verso il mezzo di trasporto definitivo.
Fantascienza a parte, quello che fino ad ora è stato possibile ottenere, altro non è che la “lettura” dello stato quantico di un fotone e la sua replica in un altro luogo.
Il problema durante questo esperimento è che, per ottenere una lettura accurata dell’originale e riprodurne una copia, l’originale deve essere letto così accuratamente da venire distrutto durante il processo.
Problema non da poco se la vostra famiglia rivolesse a casa l’originale, dopo il “teletrasporto mattutino” in ufficio!

Un secondo passo avanti, sicuramente più significativo verso quello che è il teletrasporto dell'immaginario collettivo, è stato compiuto trasportando un fascio di materia senza doverlo distruggere del tutto per leggerne le informazioni.
Questa tecnica innovativa è stata proposta dal team di ricercatori capitanato da Ashton Bradley presso l'Australian Research Council Center of Excellence for Quantum Atom Optics di Brisbane e come spesso accade per le scoperte più innovative, l'idea è venuta casualmente agli scienziati mentre stavano in realtà tentando un altro esperimento.
Il team infatti stava cercando un modo per misurare lo stato quantico di un fascio di atomi, quando gli scienziati si sono resi conto che la tecnica che stavano sperimentando poteva essere utilizzata anche per trasportare efficientemente la materia stessa.
Il processo geniale quanto affascinante, prevede di fatto il passaggio da materia ad informazione sotto forma di fotoni e di nuovo a materia nel luogo di destinazione.

In pratica viene sparato un raggio di atomi di rubidio in una periferica di invio (ndr. l'immaginaria piattaforma del teletrasporto) composta a sua volta di atomi di rubidio raffreddati ad uno stato definito Condensato di Bose-Einstein (BEC), in cui essi hanno il più basso stato quantico possibile.
Contemporaneamente viene sparato sulla periferica di invio anche un raggio laser "di controllo", che ha lo scopo di intrappolare gli atomi di rubidio in arrivo ed eccitarli fino ad uno stato energetico più elevato.
Quello che succede durante l'impatto è che gli atomi in arrivo, vogliono unirsi ai loro "cugini" della periferica di invio, ma per fare questo e raggiungere lo stato che questi ultimi hanno nel BEC, devono necessariamente rilasciare tutta la loro energia in esubero sotto forma di un raggio diretto di fotoni.
Il raggio di luce così prodotto, può essere trasmesso attraverso una normale fibra ottica lungo qualunque distanza e porta con se tutte le informazioni della materia originale, compreso il numero di atomi che la costituiva, il loro momento e energia e le loro proprietà quantistiche come ad esempio la fase.
In teoria secondo gli scienziati, basta ripetere il processo inverso dall’altro capo della fibra ottica, con un ricevitore BEC e un raggio laser di controllo per ricreare esattamente un secondo raggio di materia con proprietà identiche all’originale.

Sembra però che le novità non si fermino qui e che qualcuno sia seriamente interessato alle implicazioni di queste scoperte, come ad esempio la US National Security Agency (NSA) o l’Army Research Office e quando ci sono i militari di mezzo, evidentemente la ricerca merita seria considerazione…
E’ proprio questo il caso di Masum Rab e della sua squadra presso l’Università di Melbourne, sempre in Australia, che hanno addirittura coniato il termine “trasporto senza transito” (TWT), per le loro ricerche sulle onde di materia, tramite le teorie quantistiche.
Lo studio, reso pubblico il 7 settembre, riguarda appunto il modo in cui onde di atomi possano muoversi attraverso tre posizioni, separate da barriere impenetrabili.
Generalmente questo avviene con una particella che inizia nella prima posizione, passa nella seconda e infine nella terza per effetto di tunnel quantistico.
Ma a quanto pare non sempre giungere dalla partenza alla destinazione implica necessariamente dover toccare tutti i punti intermedi, o almeno gli oggetti quantici sembrano pensarla diversamente.
Rab e colleghi hanno infatti rilevato come in particolari condizioni, le particelle possano letteralmente “saltare” il secondo punto di passaggio posto tra la partenza e l’arrivo.
Nel modello matematico e analizzato al computer dalla squadra di fisici, il solito Condensato d Bose-Einsten (BEC), elemento costante negli esperimenti di quantistica e di ottica, viene fatto passare dalla posizione 1 alla posizione 3, con solo un pugno di atomi ad occupare temporaneamente la posizione 2.
In questa tecnica, non avviene la lettura e la “ricostruzione” in luogo diverso dell’originale, ma è proprio la materia originale che viaggia da un punto all’altro, saltando però I punti intermedi.